Pegarun
La Marcialonga è un cuore che batte forte
per 70 km attraverso dei posti incantevoli.
Di Carmela Vergura.
Venerdi sera 24 gennaio. Cavalese ci accoglie con una spolverata di bianco ai lati della strada, il cielo è calmo e sereno. In piazza Bronzetti è già pronta la neve artificiale per innevare e creare gli ultimi metri dell’arrivo della Marcialonga.
Anche quest’anno si preannuncia una Marcialonga con la sciolina tutta da indovinare, alte temperature e poca neve non danno buone speranze a chi come me ha difficoltà a sciare con il passo alternato, soprattutto con la variabile della neve mai uniforme con le temperature.
La neve sarà compatta e fredda sino a Canazei e Moena, poi umida e ghiacciata, per non dire bagnata da Moena in giù.
Non ci si può tirare indietro a questo punto, come tutti gli anni mi prometto che è sempre l’ultima mia partecipazione, e tutte le volte, tranne alcuni anni, ci ricasco e sono di nuovo qui, anche quest’anno.
Sono pronta ad affrontare 70 km in alternato?
Le Dolomiti mi affascinano sempre, ogni volta che torno in Val di Fiemme affiorano i ricordi di gioventù, quando ancora venticinquenne insegnavo educazione fisica nelle classi della scuola media di Cavalese.
E come tutti gli anni rivedo sempre volentieri gli amici trentini che naturalmente si prodigano a darmi consigli sul tipo di sciolina da dare agli sci.
Ore 5 di domenica 26 gennaio, sveglia e colazione quasi ad occhi chiusi. Mi vesto a strati e cerco di sistemare bene il bagaglio da portare in partenza a Moena.
A Cavalese alle 5.30 del mattino si raduna una folla di sciatori che prendono i bus navetta per Moena. Si sente parlare in tutte le lingue del mondo. Pochi sono gli italiani, ma tantissimi gli stranieri.
Approfitto del caldo tepore del bus per l’ultimo sonno prima della partenza sulla piana di Moena. Non è freddo, alle 7 del mattino ci sono meno 5 gradi.
Solo pochi minuti di viaggio in pulmann e lo spettacolo sulla piana di Moena è sempre fantastico: una massa umana di sciatori, macchine di servizio, pulmann e motoslitte, turisti accompagnatori, un miscuglio di tutto, tra musica e rumore.
Anche se è molto presto moltissimi sciatori stanno già testando i propri sci.
Mi dirigo verso il mio box, pettorali 3000-3500, quest’anno parto con il numero 3348, vale a dire che davanti a me ci sono oltre tremila sciatori, ma dietro di me ce ne sono altrettanti 4000!
Mi preparo con calma e cerco anche di scaldarmi, correndo sul posto e intanto prego che quel santo di mio marito abbia azzeccato in pieno la sciolina, altrimenti la vedo dura spingere solo di braccia per 70 km. Eh si, perché se la sciolina non tiene anche io non vado avanti…
Un po’ di neve caduta durante la notte può solo far rallentare un po’, pare in ogni caso che i binari siano molto veloci a causa delle basse temperature.
Alle 8,30 parte il mio gruppo e comincio a spingere…percorro pochi metri…tutto sembra filare liscio, o meglio la sciolina tiene, le braccia spingono, l’umore è alto e dedico la mia ennesima avventura a tutti i miei cari.
In manifestazioni come la Marcialonga non ci si sente mai soli, anche se di fianco ci sono scandinavi o russi, il tifo è sempre caldo, tra gente locale e turisti si viene incitati continuamente e i brividi per l’emozione è molto frequente.
Per ben 6 ore spingo e scivolo, cerco sempre i binari, sono sempre concentrata, ricorro ad una respirazione regolare per permettere ai muscoli di essere sempre reattivi, devo conservare le energie sino all’ultima salita: la Cascata a 2 km da Cavalese segna che la Marcialonga sta per terminare, ma sono due interminabili chilometri di salita durissima.
Sulla salita recupero molte posizioni a differenza del tratto da Canazei a Molina, dove sul piano spingo poco e male…tanto che mi passano in tanti e tante!
Moltissimi sono gli sciatori che si fermano all’inizio della cascata per sciolinare, per si affrontare le ultime rampe con gli sci che tengono, io decido che si va su di braccia e difatti non mi fermo a sciolinare!
Finalmente la salita termina e percorro gli ultimi cento metri di quel bellissimo e emozionantissimo arrivo a Cavalese, lo speaker ufficiale della Marcialonga Mario Broll annuncia il mio nome. Mario mi conosce da tanti anni e mi fa commuovere.
Termino la gara con il tempo di 6 ore 13 minuti. La mia seconda migliore prestazione da quando gareggio nella Marcialonga con il passo alternato.
Felice, stanchissima, distrutta, quando vedo mia figlia e mio marito mi sento la donna più serena e soddisfatta della terra.
E come ogni anno quando termino la Marcialonga non vedo l’ora di ritornare.
La Marcialonga non è solo un evento sportivo e una festa!
La Marcialonga non è solo sci è un appuntamento da non mancare!
La Marcialonga è unione tra popoli, razze e religioni.
La Marcialonga è la festa dello sci stretto.
La Marcialonga è un cuore che batte forte per 70 km attraverso dei posti incantevoli.
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